Ritornare a lavorare come volontario presso l’istituto penitenziario minorile (IPM) di Bicocca.

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Di Claudio Saita

Da circa un decennio faccio lavori nelle carceri della nostra provincia, e questo lavoro è continuato, non appena sono stato dimesso dal centro neurolesi “Bonino Pulejo” di Messina, dopo circa un anno di degenza, a causa di una emorragia cerebellare che mi ha colpito nel settembre del 2016. Durante la mia lunga degenza al centro neurolesi, preceduta da diciannove giorni di coma, ho ricevuto diverse autorevoli sollecitazioni, una volta dimesso, a ritornare a lavorare come volontario presso l’istituto penitenziario minorile (IPM) di Bicocca. Una volta dimesso alla fine del 2017, mi sono ricordato di quanto avesse detto Papa Francesco al largo dell’Isola di Lampedusa, dove annegarono nel 2013 molte centinaia di migranti, fra cui donne e bambini, quando Egli parò di periferie esistenziali. A quel punto feci a me stesso, ed ai miei interlocutori una promessa che, una volta che fossi nelle condizioni di poter riprendere, anche se in carrozzina a rotelle, sarei ritornato come volontario a lavorare con i ragazzi restanti presso l’IPM di Bicocca, e così è stato. Il laboratorio che conduco da volontario dal 2018 all’IPM di Bicocca, quest’anno in corso registra numerosi profili di attività. Alle tradizionali attività legate alla mia conduzione del laboratorio (traduzione di canzoni dall’inglese, approfondimento di alcune parole, commento da parte mia della scelta dei brani musicali, etc..), quest’anno ho introdotto la lettura di testi in gruppo, la scelta di alcune canzoni da parte dei ragazzi e, infine, per chi se la sente, la composizione di testi di canzoni medesime da parte dei ragazzi.  Ogni anno presento, dopo averne parlato verbalmente, alla direzione dell’IPM un vero e proprio “progettino” via e-mail, dove sono contenuti gli obiettivi, i tempi, i contenuti e la dinamica del laboratorio.

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Naturalmente, le persone che mi accompagnano, o che invito, sono tutte debitamente autorizzate dal magistrato di sorveglianza.  Il laboratorio di scrittura creativa e di musicoterapia (il titolo dell’attività è questo), si svolge dalla metà del mese di ottobre dell’anno precedente, una volta alla settimana, il mattino, e dura circa sei mesi. Il laboratorio è aperto alla libera partecipazione dei ragazzi ristretti. Viene concordato con la direzione dell’IPM di Bicocca un numero massimo di partecipanti (8-10), però esso è variabile, non solo in relazione al fisiologico turnover dei ragazzi che vanno in comunità, o escono per fine pena, ma anche in relazione alla diffusione interna dell’informazione sul laboratorio medesimo. La partecipazione dei ragazzi è, dunque, sempre consentita, ed è accaduto, ed accade che, in corso d’opera, qualche ragazzo desidera partecipare per la prima volta d’accordo con il suo educatore/educatrice di riferimento. Così come è possibile, sempre in corso d’opera, che qualcuno dei ragazzi decida di abbandonare il laboratorio o perché esso non gli va o perché vi sono altre attività dell’Istituto che lo interessano di più. devo dire però che, in questi anni, compreso quello in corso, i casi di abbandono sono stati rari.  Questo tipo di attività è connessa ad altre attività che si svolgono in istituto e che sono impostate secondo il passaggio da una concezione della giustizia redistributiva alla giustizia riparativa. Questa visione, come recita la nostra Costituzione, facilita la rieducazione della pena e rende possibile che una volta scontata, il reinserimento sociale sia più agevole e la recidiva meno frequente. Gli utenti del mio laboratorio sono per lo più ragazzi che in parte sono minori, ma per lo più sono maggiorenni con mogli o compagne ed in molti casi la presenza di uno o più figli. Va, infatti, ricordato che l’Ordinamento Penitenziario consente di permanere nell’IPM fino al compimento del 25esimo anno di età.  Per la conduzione del laboratorio mi avvalgo di un numeroso staff di persone.

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A parte coloro che mi accompagnano, sono presenti alcuni docenti della scuola, interna all’istituto, fra cui l’insegnante della lingua inglese e della lingua italiana, alcuni educatori, fra cui una musicista, ed infine, una psicologa con cui abbiamo raccontato l’esperienza di partecipazione ad alcuni concerti. La partecipazione di ragazzi è sempre consentita, infatti, il laboratorio si configura come uno spazio aperto di “libertà”, per coloro che desiderano frequentarlo, sia ragazzi, ristretti, italiano che stranieri. In atto nel laboratorio, infatti, vi sono alcuni ragazzi anche stranieri che partecipano alle varie attività. Come si evince dal mio racconto fin qui fatto, nel laboratorio vi sono diversi profili di attività. Uno, come già detto, è legato alla lettura in gruppo. Ciascuno dei ragazzi è stato liberamente consigliato di curare la lettura dei testi di cui ho fornito le relative fotocopie. La lettura dei testi, poiché non è sottoposta ad un giudizio di merito che implica voti, è stata con più facilità eseguita dai ragazzi, alcuni dei quali hanno manifestato evidenti difficoltà. La lettura dei testi, tuttavia, nel mettere in evidenza alcune lacune grammatiche ed ortografiche, ha reso ancora più evidente la necessità di avere strumenti, quali il leggere e lo scrivere, che costituiscono alternative alla strada o ad altre attività illegali che portano a compiere reati. Un altro profilo è legato all’ascolto di brani musicali che io, settimanalmente, seleziono e faccio ascoltare con una chiavetta debitamente autorizzata. A questo proposito, vale la pena ricordare che il tipo di musica da cui la maggior parte dei ragazzi provengono ed ascoltano più volentieri, è la musica napoletana neomelodica. Il cambiamento dei gusti musicali non è un’operazione semplice poiché è necessario accostarsi a nuovi tipi di musica con il pieno coinvolgimento dei ragazzi medesimi. Quest’anno in corso, pertanto, abbiamo deciso che unitamente all’ascolto dei brani musicali da me selezionati, che hanno un carattere per ogni sessione, prevalentemente monografica, i ragazzi sono stati consigliati a scegliere, motivando la scelta di volta in volta, brani musicali di loro gradimento. Un’esperienza che ha avuto particolare successo è stata quella della visione di alcuni video che contengono testi di canzoni prodotti da alcuni altri IPM siciliani o italiani.

La visione di questi video rende ancora più evidente, la necessità di attingere a tutte le risorse in possesso da parte dei ragazzi che consentano una piena uscita dal circuito della devianza e, pertanto, un reinserimento sociale. La musica, come stato detto di recente, è vita, è bellezza, ogni occasione è utile per fare ascoltare buona musica e commentarla. L’ascolto dei brani musicali ed il loro relativo commento aiuta i ragazzi ristretti a scavare in gruppo nella loro storia, nel loro dolore, di alcune ferite aperte, sapendo che ciò che verrà detto durante le sessioni del laboratorio resterà per quanto possibile riservato. Nella mia esperienza posso dire che in questi anni abbiamo ascoltato storie diverse di devianza, e che non sono sufficienti le proprie competenze accademiche se non si ascolta la storia di una persona per come si è sviluppata. Le storie non sono sempre eguali, le narrazioni sono quindi diverse come diverse sono le persone che le raccontano.  Un altro profilo di attività, come già esplicitato, è legato all’ascolto di canzoni in lingua inglese. Prima si ascolta la canzone in inglese, successivamente la docente di inglese racconta il testo della canzone medesima e dice qualche parola sull’autore e sul genere musicale. Questo profilo, dunque, si configura come una vera e propria coltivazione della conoscenza della lingua inglese. I relativi brani sono da me selezionati secondo una visione di utilità al percorso che stiamo conducendo. Nulla è lasciato al caso, neanche i brani in lingua in inglese!  Desidererei, infine, fare qualche cenno all’attività legata alla composizione di testi di canzoni. Come è noto, a molti, la scrittura per coloro che sono nel circuito della devianza non è un’attività semplice.

Il laboratorio, quest’anno, forse per la prima volta, ha registrato la composizione di canzoni da parte di qualcuno dei ragazzi. In questo profilo, come già detto, mi sono avvalso della presenza nello staff di una persona che è musicista, e pertanto, può fornire le basi musicali necessarie. Con questo aiuto, qualche ragazzo ha composto alcune canzoni che poi ha cantato in gruppo e davanti a tutti i ragazzi. Questo profilo mi rende particolarmente contento perché abbiamo alzato ulteriormente l’asticella rendendo la scrittura meno ostica e la musica più fruibile.  Vorrei osservare che alcuni profili descritti si riferiscono, non tanto alle parole, al logos, ma ad altre dimensioni, quelle del Mythos (esempi del mythos sono, a parte la musica, i suoni, le immagini, i colori, etc..), cioè alla conoscenza di altri linguaggi non irrazionali, ma altrettanto importanti come il logos che ha avuto tanta fortuna in Occidente. La conoscenza di altri linguaggi favorisce la valorizzazione delle risorse dei ragazzi ristretti. Ho spiegato più volte, infatti, che per uscire definitivamente dal circuito della devianza, occorre avere cognizione dei propri talenti; la conoscenza delle proprie risorse aiuta a selezionare, infatti, anche le amicizie di coloro che si incontrano nella vita. Sotto questo profilo, la visione di alcuni video è servita per modificare i propri codici di riferimento e, in questo senso, mutare anche la gerarchia dei valori che si coltivano.  Nell’antica lingua semitica il concetto di disciplina significa la gerarchia dei valori di riferimento, ciò che viene prima rispetto a ciò che viene dopo. Sotto quest’aspetto, cambiando l’ordine dei valori si adotta un concetto di disciplina che non è vero rispetto di regole formali, pur necessarie, ma è la piena coscienza di valori alternativi a quello fino a quel momento adottati. Infatti, uno dei testi che i ragazzi hanno letto durante il laboratorio racconta di storie, di ragazzi che hanno “scoperto” le proprie risorse ed in questo modo hanno mutato i loro codici di riferimento e adottato nuovi stili di vita.  Concludendo, l’esperienza del laboratorio che vi ho raccontato provoca un radicale cambiamento, ogni volta, sia in chi lo conduce che in coloro che lo frequentano. Non è un’esperienza facile, ovviamente, ma è sicuramente un’esperienza molto gratificante perché costringe il gruppo che partecipa al laboratorio ad una conversazione serrata, su argomenti talvolta delicati. Desidero, infine, esprimere un grande plauso a tutto il personale dell’IPM di Bicocca, inclusi gli agenti di polizia penitenziaria, per la grande collaborazione che in questi anni ho registrato.

Nella foto, Claudio Saita

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